domenica 16 settembre 2012

Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni

C'è stata una vittoria schiacciante sabato a Roma, ma non è stata quella di 
Alfredo Gavazzi.
Chi ha vinto è stato il solito sistema politico italiano fatto di strette di 
mano, frasi sussurrate, voti di scambio, promesse, nepotismo, clientelismo, 
pizzini.
Chi ha perso? La democrazia, il confronto sui contenuti, l'etica.
Le hanno spacciate come le elezioni che sancivano la fine della dittatura. 
Non è vero. tutto è esattamente come prima, un Presidente monarca e un 
consiglio asservito e sotto ricatto. 
Ripeto. Tutto come prima, non si è spostata una virgola.
E' stata un'elezione surreale dominata da uno spregevole e offensivo affresco 
alle spalle degli oratori, Mussolini, i gerarchi, gli arditi, le camice nere, 
tutti assassini, una cosa da togliere il fiato. Io mi sono sentito umiliato, 
ho solo pensato a mio padre staffetta partigiana ferito ad Alba e a suo fratello 
deportato a Dachau.
Volevo parlare, Non ne ho avuto la possibilità, l'ho chiesto al notaio, mi 
sarebbero bastati 2 minuti. Mi ha detto che non erano previsti interventi dei 
candidati. Un minuto l'avrei impiegato per parlare di quanto sarebbe stato 
importante per la democrazia avere un'opposizione all'interno del consiglio, 
l'altro di quanto mi sentivo umiliato a dover parlare sotto il ritratto di 
Mussolini.
E' andata così, ma sarà per l'ultima volta.

domenica 22 luglio 2012

il perché di una scelta


Gentili amici

la riduzione da 20 a 10 consiglieri è certamente un fatto altamente positivo in quanto consente un maggior potere ad ogni singolo consigliere.
Questa importante variazione mi ha portato a decidere di accettare la proposta di Gianni Amore di presentarmi come candidato consigliere alle prossime elezioni del Consiglio Federale.
Alla base della mia candidatura e alla conseguente richiesta di voto c'è la convinzione che sia giunto il momento che le piccole società esprimano all'interno del Consiglio un proprio rappresentante. Questo è esattamente il ruolo che desidero ricoprire.
Ma cosa intendo per piccole società? Per me le piccole società sono quelle che non partecipano ai campionati di alto livello, che vivono la quotidianeità sportiva su basi di volontariato, che hanno una particolare attenzione allo sviluppo del minirugby, che si autofinanziano, che hanno problemi di campi e a volte di sopravvivenza e soprattutto che non si sentono rappresentate all'interno della Federazione, che subiscono decisioni sempre e inevitabilmente calate dall'alto.
Si dice che sia la legge della maggioranza, ma attenzione la ragione pratica per cui si permette a una maggioranza di governare, e come nel nostro caso, per un lungo periodo ininterrotto, non sta nel fatto che essa sia nel giusto. Il fatto è che la maggioranza è fisicamente più forte.
E qui che inizia la vera battaglia, e qui che la minoranza deve esprimere al massimo la sua identità.
Una minoranza è priva di potere quando si conforma alla maggioranza; anzi non è neppure una minoranza in questo caso; ma una minoranza è irresistibile quando è d'intralcio con tutto il suo peso e combatte contro tutto quello che ritiene ingiusto. Questo è esattamente quanto mi riservo di fare per i prossimi quattro anni.
Esistono tanti campi di battaglia su cui combattere.
Il primo per esempio è quello legato alle diversità territoriali in cui una società sportiva deve operare. Prendiamo una società che opera in un comune di 8.000 – 10.000 abitanti. E' giusto che la Federazione applichi le stesse regole sull'obbligatorietà che applica per un comune di 25.000 – 100.000 o più abitanti?
Oppure, se una piccola società ha nel proprio vivaio un bravo e promettente atleta è giusto che questi abbia la possibilità di esprimersi al meglio e che quindi vada a giocare in altre realtà, ma è anche giusto che la società sia ricompensata in maniera adeguata, proporzionalmente alla sua grandezza e al territorio in cui opera. Quanti altri atleti di livello cresceranno nella stessa società nei prossimi dieci anni?
E' evidente che molte difficoltà che una società incontra sono legate al territorio e alla popolazione è quindi giusto tenerne conto.
Questi sono alcuni sentieri su cui desidero muovermi non appena eletto, ma non sono certamente gli unici, gli altri verranno fuori di volta in volta per mezzo di discussioni. Oggi grazie alla tecnologia è possibile annullare le distanze e un blog o una pagina di facebook possono fungere da tavolo permamente di discussione. A questo proposito invito fin da ora chi fosse interessato a intervenire sul mio blog  biagiovinella.blogspot.com
Per mezzo della tecnologia mi prendo sin da oggi l'impegno di fare un resoconto dettagliato e indipendente il giorno seguente di ogni Consiglio, elencando e commentando le decisioni che sono state prese, provvederò inoltre a rendere noto a tutti le posizioni assunte da ogni Consigliere e dal Presidente.
Sia ben chiaro che interpreterò il ruolo nella maniera più creativa e proponitiva possibile e non mi accontenterò di vedere e criticare il lavoro degli altri.
Ritengo che fino ad oggi ci sia stato un equivoco di fondo : nel momento che un Consigliere o un Presidente è stato eletto questi è diventato immediatamente l'espressione del potere della Federazione dimenticandosi che chi l'ha eletto non è stato il sistema ma la base. I Consiglieri, il Presidente sono i rappresentanti della base non sono i suoi datori di lavoro!
A leggere le dichiarazioni di voto di questi giorni c'è di che preoccuparsi, all'orizzonte si profila una battaglia tra coalizioni di “grandi” società mosse da interessi di parte, il bottino è certamente molto interessante e di sicuro arriveranno a spartirselo da bravi “amici nemici” e questo sulle spalle di chi? Sulle spalle del movimento di base, su quelle tanto corteggiate, al momento del voto, piccole società.
E' possibile evitare che questo accada? E' difficile certo, ma è doveroso provarci.
Unire dieci, cinquanta, cento piccole società, dar loro una voce sola e usarla per dire no, nel posto che più conta, all'interno del potere, all'interno del Consiglio Federale.